Gli umarell a Natale vanno a ruba
Dove c’è un cantiere c’è un “umarell” che osserva e studia, rigorosamente con le braccia incrociate dietro la schiena. Magari scuote la testa, magari dà qualche consiglio agli operai.
Questa è la definizione che il Corriere di Bologna dà a quelle figure, ormai facenti parte del folclore quotidiano, che stazionano ovunque ci siano dei lavori da fare. Il termine deriva dal dialetto bolognese e significa ometto, omarino, omarello, riferito quasi sempre a uomini di una certa età, quasi sempre pensionati, anche se ormai si è diffuso al punto tale da comprendere chiunque assuma l’atteggiamento del “consulente”, non richiesto, nel corso di lavori pubblici o eseguiti in pubblico.
L’umarell, una volta considerato fastidioso e molesto, a causa di commenti spesso inopportuni e, talvolta, persino offensivi, oggi è diventato il portafortuna di ogni cantiere che si rispetti e, forse, proprio per questo e per il fatto che PARE faccia aumentare la produttività del 10% con la sola presenza, questo Natale le figurine in 3D, prodotte dalla The Fablab, sono andate decisamente a ruba.
The Fablab è un laboratorio di fabbricazione digitale condiviso in cui è possibile costruire (quasi) qualsiasi cosa sfruttando un mix di tecnologie digitali (stampanti 3D, frese CNC, robot, lasercutter, Arduino) e macchine analogiche per la prototipazione e la produzione in piccola serie di oggetti/prodotti autocostruiti.
Fondato nel 2013 da Massimo Temporelli e Francesco Colorni, dal 2014 è una Startup Innovativa con l’aggiunta di un terzo socio, Bernardo Gamucci, e che impiega oggi una decina di professionisti, tra collaboratori a tempo indeterminato e freelance.
Il loro umarell si vende a 18 euro e sembra che la richiesta sia tale da costringerli a lavorare anche la notte e i week end.