Il bacio della pantera

Vi piacciono i film in bianco e nero?

articolo di The Tiger

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A me da morire!
E ancor di più quelli di quando il colore era ordinario e non un po’ snob come ora; e in questo geniale film USA del 1942, non solo non esisteva il colore, ma la realtà del periodo era parecchio pesante. Tra bombardamenti e occupazioni la pellicola passò un po’ in silenzio nelle sale che ancora funzionavano, per rivelarsi poi un cult nel suo genere solo anni dopo. I vecchi film possono essere più affascinanti di quelli odierni proprio per la carenza di effetti speciali. Le roboanti scene intrise di azione, sangue e sesso dicono poco e niente rispetto ad una sottile velatura che lascia spazio immenso all’immaginazione.

La prima volta che ho visto questo film risale a un bollente agosto, avevo circa 17 anni e in un cinema vicino a Porta Pia davano tutti i giorni nel primo pomeriggio un film di Hitchcock. Alle 14, con 40 gradi all’ombra, mi viene a prendere un mio amico e insieme andiamo a piedi al cine; arrivati nella sala fresca e semivuota una maschera ci avverte che sarà proiettato un’altro film per un problema alla pellicola. Sbuffiamo un po’, siamo entrambi appassionati del mito del giallo, ma sprofondiamo ugualmente nelle poltrone e ci godiamo la proiezione.
Ed ecco che che un thriller semplicemente geniale appare sullo schermo.
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Fu uno dei primi film a intuire che le paure suggerite e non mostrate, potessero essere più spaventose dell’immagine di qualsiasi mostro. I giochi di ombre e i suoni ambigui si insinuano nello spettatore facendo crescere l’inquietudine fino a diventare vibrante. Si arriva verso la fine e non è mai chiaro se Irena, la bella protagonista, sia veramente vittima della maledizione che vorrebbe che si trasformasse in pantera se baciata da un uomo; tuttavia la stessa donna mostra atteggiamenti sempre più felini e Jacques Tourneur, il regista, stimola di continuo lo spettatore con immagini di ritratti e statue raffiguranti gatti. Memorabili le sequenze dell’inseguimento nel parco e i ruggiti nella piscina seguiti dall’immagine dell’accappatoio fatto a brandelli. Una scena mitica, credo mai superata per suspence e mistero sebbene sia stata omaggiata da Argento in Suspiria.

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Tutto è condensato per lasciare posto ad un’atmosfera noir dove l’elemento di terrore è tacitamente presente in ogni momento. I memorabili i ruggiti nella piscina  richiamano il fascino della “femme fatale”, complice un’affascinante Simmons dal volto inconfondibile, perfettamente calata nella sua parte. Un’opera da manuale. Da rivedere e rivalutare ogni giorno di più. Ricordo chiaramente il fiato trattenuto nelle scene in penombra dove solo ombre scorrevano attraverso il grande schermo, lo sguardo inquietante di Irena, mentre la camera azzarda un primissimo piano e le sue pupille che sembrano brillare.

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Insomma siamo rimasti 73 minuti inchiodati su quelle poltrone, col respiro in gola e gli occhi sgranati. Non abbiamo rimpianto il grande Alfred, anche se nei giorni a seguire non ci siamo persi nessuno dei suoi capolavori.
Il mio amico, mentre scorrevano i titolo di coda, ancora con gli occhi sgranati, mi fissa e dice con un fil di voce ” Ca… o!!!!
Questa è la sua stringata ma efficace recensione.
 
P.S.
Niente a che vedere la pellicola uscita nell’82 di Shrader, interpretata dalla Kinski: prevedibile.






2 Risposte a “Il bacio della pantera”

  1. Sono quelli che preferisco cara Keiko e ne ho una discreta collezione.. Poi data la mia insonnia di questi ultimi tempi, li cerco a notte tarda sperando di avere fortuna.. Grazie per il tuo bellissimo post! Bacio…

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