La morte non dimentica

Ho sempre pensato che i libri, specialmente quelli splendidamente scritti, non hanno scadenze e La morte non dimentica (Mystic River) di Dennis Lehane appartiene sicuramente a questa categoria. Ne parlo oggi  per chi non l’avesse – colpevolmente – mai letto.
Trama in sintesi:

1975- Tre ragazzi di una periferia di Boston, ingannano il loro tempo consci delle scarse prospettive di un domani migliore. Fino al giorno in cui l’incubo entra di prepotenza nella vita di Dave Boyle, undici anni. Predato da due pedofili, scompare per quattro giorni, per poi riapparire alla vita, festeggiato da un quartiere intero che però desidera non sapere e dimenticare al più presto. Venticinque anni dopo, la figlia del suo vecchio amico Jimmy (strabiliante Sean Penn), che da piccolo teppistello ha ben costruito un trascorso di rapine e non solo, viene trovata uccisa. Indaga sul caso Sean (ottimo Kevin Bacon), il terzo ex ragazzo, che si ritrova suo malgrado a sospettare di Dave (magistrale Tim Robbins) il maggiore indiziato in questo caso di omicidio. Per i tre ex amici Sean, Jimmy e Dave è arrivato il momento di fare i conti col passato e con il terribile episodio che ha turbato per sempre le loro anime. Solo scavando indietro nel tempo Sean potrà scoprire la verità sulla morte di Katie.

Dennis Lehane ci  regala un romanzo meraviglioso.

Si tratta di una storia intensissima, dai toni mai definiti ma sempre sfumati, dalla prima all’ultima pagina, i ricordi, i sospetti, le emozioni contrastanti si susseguono senza fine. Probabilmente molti di voi avranno ancora negli occhi la leggendaria interpretazione di Penn, Robbins e Bacon con la regia del maestro Clint Eastwood. Qui è il caso di dimenticarla. Adesso il nostro maestro si chiama Dennis Lehane ed è lui che conduce il lettore in una stanza buia e maleodorante, quella in cui il piccolo Dave Boyle rimane vittima di due spietati pedofili prima di riuscire a fuggire. Perché è da questo punto che l’incubo prende forma.

La macchina che lo ha portato via è una bara su quattro ruote, davanti alla quale i suoi amici Sean e Jimmy riescono solo a rimanere attoniti e dalla quale lui tornerà sopravvissuto ma non vivo. Tanti anni dopo un evento tragico riavvicina i tre vecchi amici, ormai adulti e lo scenario si arricchisce di altri elementi importanti: chi è davvero Jimmy Marcus nella sua anima più recondita e fin dove riuscirà a proiettare la sua sete di vendetta per l’omicidio della figlia Katie? Quell’urlo bestiale, che lo invade alla vista del cadavere di Katie e inchioda sia il lettore che lo spettatore fin dentro le viscere, quale meccanismo ha innescato? Dave Boyle, lo stesso Dave che tanti anni prima è salito sulla macchina nera, è un uomo diverso o è ancora quel bimbo pallido e solo, rapito tanti anni prima? La morte di Katie riavvicina i tre amici, d’accordo, ma lo fa attraverso un perverso percorso che vede proprio in Dave il tragico capolinea. La caratteristica di questo romanzo, oltre a una potente vena poetica e a uno stile impeccabile, è la forza dei personaggi, ognuno dei quali sarebbe degno di essere protagonista assoluto. Ulteriore aspetto da considerare  è certamente rappresentato dal ruolo assolutamente decisivo che le rispettive consorti rivestono all’interno dello sviluppo della trama, in particolare quella di Dave. Dove sarebbe Dave senza l’intervento di sua moglie? E, ancor di più, dove sarebbe se sua moglie non avesse deciso di parlare con Jimmy? Come sarebbe Dave se sua moglie fosse rimasta con lui, senza dubitare, come sua madre 25 anni prima?

A mio avviso si tratta di un romanzo straordinario, un capolavoro assoluto.
La trasposizione cinematografica, altrettanto magnifica, rappresenta uno dei miei film preferiti, secondo solo a “In to the Wild” (regista uno Sean Penn in forma strepitosa) che però differisce molto dal romanzo-diario. Nella parte finale del film di Eastwood, la figura di Jimmy risulta più morbida e umana rispetto al ritratto originale che ne fa Lehane, riportandolo, pagina dopo pagina, a quel delinquente incallito e feroce che è stato e che rappresenta la sua salvezza da quel giorno di molti anni fa, ma inesorabilmente legato alla verità.  Rimanendo fedele alla poesia estrema, alle sfumature di grigi, ai giochi d’ombre e al passato, che in fondo non abbandona mai nessuno di noi e che costruisce, giorno dopo giorno, il nostro presente.

The Tiger

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