Una settimana di… nanorobot a spinta batterica

Una settimana di… nanorobot a spinta batterica e tante altre curiosità

di Paolo Fiorino

Nanorobot a propulsione batterica

Una squadra di ricercatori della Drexel University è riuscita, attraverso alcune riprese al microscopio, a dimostrare che è possibile muovere e dirigere dei microscopici robot utilizzando delle colonie di batteri.

Batteri

Su ciascun nanorobot è installato un minuscolo chip al quale aderisce una colonia di batteri dotati di flagello, l’appendice che permette a questi microrganismi di nuotare attraverso il fluido dove sono immersi.
Utilizzando dei campi elettrici i ricercatori hanno osservato di poter condizionare, con grande precisione, la direzione di spostamento dei batteri, e quindi dei robot.
Questa innovativa tecnica permette di immaginare una nuova metodologia medica nella quale i farmaci e i principi attivi vengano portati esattamente dove occorre con precisione a livello cellulare.
A leggere questa notizia pare che i medici, avendo capito di non poter sconfiggere i batteri, abbiano finalmente deciso di farseli amici.

Pollosauro

ricercatori dell’Università del Cile sono riusciti a riprodurre alcune caratteristiche delle zampe posteriori di un dinosauro manipolando un embrione di pollo.
Il loro lavoro è l’ultima di una lunga serie di ricerche che puntano a creare il cosiddetto Pollosauro (o Chickenosaurus), ossia qualcosa di simile a un dinosauro ottenuto manipolando geneticamente un pollo per fargli recuperare i tratti atavici dei suoi lontani antenati, ancora presenti nello stadio embrionale degli uccelli.

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Negli embrioni dei moderni volatili tibia e perone presentano ancora esattamente la stessa forma di quelli degli antichi dinosauri, ed è solo durante lo sviluppo che il perone modifica le sue fattezze.
Studiando i meccanismi molecolari attivi nella parte terminale dell’osso durante questo sviluppo, i ricercatori cileni hanno notato l’attività precoce di un gene, responsabile della maturazione cellulare e coinvolto nei meccanismi che bloccano la replicazione delle cellule.
I ricercatori hanno quindi bloccato l’attività del gene in diversi embrioni di pollo, dimostrando che in questo modo il perone assume una forma allungata, più simile a quella dei dinosauri e la tibia risulta più corta del normale.
Non pare una scoperta molto innovativa, se già negli anni 90 Jerry Calà, nel suo Chiken Park ipotizzò qualcosa del genere.

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Bios Incube

L’inquietante idea di una startup spagnola alle prese con una campagna di raccolta fondi su Kickstarter, è quella di trasformare i resti dei defunti in alberi, utilizzando un vaso progettato per raccogliere un’urna funeraria il cui contenuto fungerà da fertilizzante per le piante.

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Un controller comandato con un’apposita app consentirà di verificare la crescita delle piante, l’esposizione alla luce, l’irrigazione e la temperatura del Bios Incube.
L’azienda offre anche la possibilità di curare le urne nei suoi magazzini per conto dei clienti.
Nonostante l’idea di una pianta fertilizzata con le ceneri di un defunto sia piuttosto sinistra e ricordi il cult “La piccola bottega degli orrori”, in cui Rick Moranis nutriva una pianta carnivora con il proprio sangue, pare che siano già stati venduti 60 mila vasi.

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Aereo ibrido europeo

Si chiama Hypstair ed è il prototipo  di un velivolo alimentato in parte da una batteria e in parte da un generatore a combustibile al cui sviluppo contribuisce, assieme ad altre aziende ed atenei europei, anche l’Università di Pisa.

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L’obiettivo del progetto è realizzare aerei caratterizzati da un basso impatto ambientale e da costi di esercizio molto ridotti rispetto ai modelli tradizionali, dotati di una motorizzazione ibrida, simile a quella che si sta lentamente diffondendo tra gli autoveicoli.
Il motore ha la stessa potenza di un modello tradizionale a pistoni, circa 200 kW. A muovere l’elica è un motore elettrico che ricava energia da una batteria, da un generatore a combustibile oppure da entrambe le fonti.
Per ora le prestazioni dell’aereo sono limitate dall’insufficiente lunghezza del cavo di alimentazione, ma presto la situazione potrebbe migliorare.

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Denti stampati in 3D

Le stampanti 3D stanno cambiando radicalmente il mondo e anche l’ambito dentistico non è immune a questa rivoluzione: l’ultima novità arriva dall’Università di Groningen (Olanda) che ha sviluppato un prototipo di dente stampato in 3D.

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Queste protesi saranno realizzate con materiale biocompatibile e si adatteranno in modo perfetto al proprio alloggiamento dato che saranno copie identiche degli originali.
Il paziente sarà scansionato in modo estremamente preciso per studiare la forma del dente in ogni sua parte. In seguito la stampante 3D ricreerà il dente utilizzando resina di polimeri con l’aggiunta sali quaternari di ammonio che possono uccidere microrganismi, germi e batteri solamente al contatto pur non essendo dannosi per la salute dell’ospite.
I test hanno dato ottimi risultati: un dente di prova è stato bagnato con saliva contenente il batterio responsabile della carie, lo Streptococcus mutans. Il 99% dei batteri è stato eliminato.

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