Una settimana di…

Una settimana di…

di Paolo Fiorino

Fusione nucleare

Un evento positivo per la cronica fame di energia del nostro mondo: una squadra di ingegneri e fisici del Max Planck Institute for Plasma Physics di Greifswald ha dichiarato di essere riuscita a generare del plasma di elio super-caldo, un ingrediente cruciale nel processo di fusione nucleare il processo che alimenta le stelle nel quale due nuclei atomici di idrogeno si fondono generando un nucleo di elio, più leggero della somma dei due nuclei reagenti e, contemporaneamente, energia.

 

 

La fusione nucleare, rispetto al processo di fissione in uso nelle attuali centrali nucleari, ha il vantaggio di non produrre scorie radioattive pericolose e costose da smaltire.

Lo svantaggio è che la reazione di fusione avviene a temperature così elevate che nessun materiale è in grado di sopportarle e si devono quindi studiare metodi di isolamento alternativi. L’idea alla base del lavoro dei ricercatori tedeschi è di riscaldare gli atomi di elio per mezzo di un laser a microonde fino a temperature di 100 milioni di gradi centigradi, portando così i nuclei alla fusione in una speciale camera in cui è stato praticato il vuoto e dove gli atomi sono confinati da campi magnetici generati da magneti superconduttori.
L’esperimento è durato meno di un decimo di secondo ma i fisici sono convinti di riuscire, in futuro, a sostenere la reazione per almeno 30 minuti, dimostrando che la tecnologia è matura per lavorare a ritmo continuo.

 

Cupolino panoramico

 

 

SkyDeck è una cabina a forma di bolla trasparente che spunta dalla fusoliera dell’aereo, regalando agli occupanti uno straordinario punto di osservazione sull’esterno. L’idea è dell’azienda aerospaziale Windspeed Technologies, che punta a fornire un’esperienza unica ai passeggeri di jet privati o aerei di linea senza causare incrementi nel consumo di carburante.
Il cupolino sarà costruito con un materiale capace di sostenere gli urti e le forti pressioni e inoltre la calotta sarà dotata di un rivestimento protettivo dai raggi UV e di un film anti condensa per prevenire l’appannamento del vetro. La versione più lussuosa di SkyDeck prevede l’utilizzo di un ascensore per trasportare i due sedili sotto la tettoia panoramica.

 

Albergo sottomarino

L’Ufficio statunitense dei brevetti e dei marchi di fabbrica (USPTO) ha dato la sua approvazione al Planet Ocean Underwater Hotel, un albergo sottomarino collocabile a circa 10 metri di profondità. La struttura modulare, costruita con acciaio e pannelli di plastica trasparenti, può essere trasportata in diverse zone del pianeta via nave e assemblata in loco. Le località più probabili in cui potrebbe essere collocata sono Egitto, Malesia, Hawaii e Bahamas.

 

 

Il complesso sarà inizialmente composto di dodici camere, dotate di tutti i comfort, connesse a un corridoio centrale. Il costo di costruzione dell’intera struttura è stimato intorno ai 20 milioni di dollari mentre il prezzo di soggiorno potrebbe variare dai 3.000 ai 6.000 dollari a notte. Il Planet Ocean Underwater Hotel è a tutti gli effetti un’imbarcazione, in quanto è dotato di un sistema di propulsione che gli permette cambiare posizione ed evitare le tempeste.

 

Fabbrica d’acqua su Marte

Analizzando i dati raccolti su Marte dal rover Curiosity

 

 

Javier Martin-Torres della Luleå University of Technology di Kiruna (Svezia) aveva ipotizzato che negli strati superficiali del suolo marziano si formassero, durante la notte, piccole pozze d’acqua che evaporano al sorgere del Sole.
Il processo è legato alla capacità dei sali di assorbire umidità dall’ambiente circostante, passando poi in soluzione. Per riprodurre il fenomeno, Torres ha messo a punto uno strumento, chiamato HABIT che sfrutterà piccoli contenitori pieni di sali per raccogliere alcuni ml d’acqua al giorno dall’atmosfera marziana.
Il meccanismo potrebbe essere riprodotto su larga scala per ricavare acqua potabile, o per le future serre allestite sul Pianeta Rosso per ricavare i mezzi di sopravvivenza necessari ai futuri astronauti.

 

Corsia ricaricante

Il governo inglese ha annunciato l’intenzione di avviare test preliminari per valutare la fattibilità di un progetto ambizioso: fornire le strade nazionali di una speciale corsia capace di ricaricare le batterie delle auto elettriche mentre queste sono in movimento.

 

 

Il progetto prevede l’utilizzo di cavi elettrici interrati che generano un campo magnetico. Una bobina a bordo dei veicoli genera poi l’energia elettrica sfruttando il fenomeno dell’induzione elettromagnetica.
Si tratta di un procedimento già sperimentato in Corea del Sud nel 2013, con autobus pubblici e un tratto di strada lungo 12 chilometri. Il costo dell’operazione potrebbe però essere superiore ai benefici. La tecnologia legata alle batterie sta infatti facendo passi avanti e la capacità delle batterie raddoppiano circa ogni 6 mesi. L’autostrada verde alla fine dei conti potrebbe non essere determinante per la diffusione di mezzi di trasporto ecologici.

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