Warm Bodies: Mai giudicare dalle apparenze

E pensare che credevo fosse una tavanata galattica!

 

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Scanalavo in preda alla solita noia serale, pensando già di sorbirmi l’ennesima puntata di NCIS vista e rivista, quando l’occhio mi è caduto sul titolo Warm bodies, un film pseudo horror basato sull’omonimo romanzo di Isaac Marion pubblicato nel 2012…
Ne avevo sentito parlare, ma essendo uscito in coda al famigerato successo di Twilight, francamente, avevo pensato che fosse l’ennesimo filmetto per ragazzine e dunque, a suo tempo, non avevo nemmeno preso in considerazione l’idea di leggerne la trama o vedere il trailer. Ed è stato così che il pregiudizio mi fece commettere un errore di valutazione. Ebbene sì, non solo il film è estremamente carino, non scontato e con una trama del tutto fresca e innovativa, ma condivide anche (stranamente, visto il genere di film) dei contenuti intelligenti. Ma partiamo dall’inizio.

Come sempre vi avviso che la parte che segue contiene sicuramente degli spoiler, quindi, prima di proseguire, pensateci bene, se non volete guastarvi le sorprese che offre la trama.
La storia inizia con delle riflessioni che fa il nostro protagonista maschile (Nicholas Hoult) nella sua forma di zombie creato da poco, viste le condizioni ottimali in cui ancora versa il suo corpo, mentre percorre la zona abitata dai suoi simili e ricorda, in modo sbrigativo e sommario, i fattori che hanno portato il genere umano alla distruzione, creando appunto delle creature come lui. I sopravvissuti, quelli ancora umani, asserragliati in una zona non bene definita, sono costretti a uscire dall’area protetta per avventurarsi in una città fantasma a caccia di medicine e viveri. Ed è in una di queste scorrerie  che la nostra eroina (Teresa Palmer) incontra il nostro protagonista maschile, presente nello stesso posto per questioni simili (anche gli zombie hanno bisogno di viveri… per meglio dire di vivi). Da questo incontro, dall’attimo in cui un essere che non dovrebbe provare nulla, se non l’impellente necessità di sfamarsi, scopre improvvisamente di sentire un’attrazione verso la propria fonte di cibo, tutto cambia. Cambiano le regole e il destino. Cambia l’approccio e le naturali predisposizioni dell’uno e dell’altro. Questo non è il classico film d’amore, d’orrore, d’azione… ma un mix sapientemente dosato dal regista Jonathan Levine che ha saputo ricostruire una trama delicata, seppur grottesca in alcuni momenti, condendola con un messaggio solido e reale. Il film presenta diverse caratteristiche innovative, la prima fra tutte è il punto di vista dello zombie: i suoi pensieri, le sue necessità, le sue considerazioni. Inoltre offre una storia sentimentale che non era mai stata presa prima seriamente in considerazione dal mondo cinematografico, evitando però di cadere nei vecchi, triti e ritriti luoghi comuni. Molte sono le citazioni prese da Romeo e Giulietta di Shakespeare, a partire proprio dai nomi dei protagonisti, per finire con le avversità che dovranno affrontare i due giovani per non soccombere all’una o l’altra fazione. E se è anche vero che l’amore vince su tutto, in questo film il procedere verso il lieto fine avviene in maniera fluida e piuttosto logica. Tuttavia, sono molti i particolari che discostano il film dal libro originale, ciò nonostante, la pellicola mantiene intatto il carattere godibile di una trama alla fine romantica, divertente e, soprattutto, capace di far riflettere lo spettatore.

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