8 marzo da abolire

La notte in cui la vittima diventa il boia

8 marzo da abolire

Nel lontano novembre del 1993 i Chippendales, famoso gruppo di spogliarellisti americani, si esibirono al Teatro Orfeo di Milano, in quella che divenne un’anteprima assoluta per l’Italia. Anteprima in tutti i sensi, dal momento che dopo di allora, questo genere di spettacoli è divenuto sinonimo di 8 marzo, festa della donna e divertimento al femminile. Ebbene, ancora adesso, a distanza di 21 anni, mi chiedo cosa diavolo c’entrino gli spogliarelli maschili con la festa della donna…

Io c’ero in quel lontano novembre del 1993, ero seduta in settimana fila con un amico giornalista a cui avevano dato due biglietti omaggio dopo che aveva intervistato alcuni membri del gruppo per una nota radio milanese. Per tutto il tempo in cui sono rimasta ancorata alla mia poltroncina mi sono vergognata di essere femmina. E non tanto per i ragazzi sul palco che si sono esibiti con la dovuta professionalità e, devo ammetterlo, con una notevole bravura, ma per il pollaio di galline starnazzanti che avevo intorno!
Avete la più pallida idea di quanto possano essere volgari le donne? Le avete mai viste quando, lasciate libere dal guinzaglio domestico, si lasciano andare in battute triviali che nemmeno il peggior camallo di Genova riuscirebbe a pronunciare?
Ebbene, provate ad andare in uno dei tanti locali che offrono al pubblico femminile uno spettacolo serale proprio in occasione dell’otto marzo e avrete modo di assistere a scene che nemmeno nei vostri peggiori incubi sarebbe possibile immaginare. Donne che si lanciano in incitazioni degne di un branco di assatanati in preda a uno stupro di gruppo. Donne che si lasciano palpeggiare in modi che solo un accenno dello stesso gesto, fatto sul tram il giorno dopo, costerebbe al malcapitato come minimo una denuncia per gravi lesioni personali. Donne che pronunciano frasi oscene e si privano di qualsiasi dignità pur di riuscire a strizzare un pezzetto di quella carne esposta, che lo spogliarellista lascia generosamente vedere.
Quella che doveva essere una giornata dedicata alle donne, nel senso più moralmente elevato del termine, si è trasformato negli anni nella notte brava di tutte quelle casalinghe frustrate che, per poche ore, diventano il peggio del peggio a cui si possa assistere. In questa notte, in cui teoricamente andrebbero ricordati gli sforzi fatti dai vari movimenti femminili mondiali per ottenere diritti sociali e politici, in cui (anche se non accadde in tale data) si riporta alla memoria il tragico rogo, scoppiato nella fabbrica Triangle a New York nel quale persero la vita più di 140 operaie e in cui dovremmo rammentare la grandiosa manifestazione, tenutasi a San Pietroburgo, con la quale le donne chiesero la fine della prima guerra mondiale, dando vita alla famosa Rivoluzione russa di febbraio, il vero significato dell’essere donne è diventato il malcostume di un’epoca in cui il cattivo gusto e l’ipocrisia svettano persino sul buon senso. Sono anni che mi rifiuto di uscire in tale data, di andare persino a mangiare una pizza in compagnia di un’amica che sventuratamente compie gli anni proprio in questo giorno infausto.
E il mio rifiuto nasce dall’idea di non dover assistere allo spettacolo penoso e pietoso che offrono le donne, ubriache e totalmente prive di qualsiasi freno inibitore, che proclamano la propria libertà e indipendenza nel peggior modo possibile, ovvero cercando di accalappiare qualche malcapitato di turno per fargli (letteralmente) la festa. E se voi uomini pensate che questo possa tornare a vostro favore, allora state per commettere un errore veramente grossolano. Credetemi, non vi farà affatto piacere essere assaliti da una banda di femmine scatenate e sguaiate, pronte a strapparvi di dosso qualsiasi cosa pur di riuscire a divertirsi. La violenza, anche se sembra difficile crederlo, si compie anche in questo modo, anche trasformando gli uomini in tutto ciò contro cui combattiamo ormai da secoli. Per una notte la vittima diventa il boia e questo fatto non è davvero consolante: il giorno dopo il boia torna a essere la pecora di sempre e addio ai diritti sociali e politici acquisiti con sacrificio (anche della vita) dalle nostre antenate, le quali sicuramente non pensavano che il diritto delle donne fosse proprio quello di comportarsi come il peggiore degli uomini.
Bonnie

3 Risposte a “8 marzo da abolire”

  1. Concordo quasi su tutto, cara Bonnie. Quel genere di donna che hai descritto credo che su quel tram si lascerebbe palpeggiare volentieri. Fortunatamente però il mondo è pieno di donne con la testa sulle spalle, in qualsiasi giorno dell'anno…anche l'8 marzo…:-)

  2. Oibò, ma dov'è finito il mio commento? Parlavo della miseria manifestata in questo giorno e della dignità riposta in un cassetto chissà fino a quando. Mi spiace m'era venuto così di getto quel commento! Mi consola il fatto che a vergognarmi di certi comportamenti non ci sia soltanto io. Un caro saluto!

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