Yucatan, tra storia e movida

Yucatan, tra storia e movida

Spiagge caraibiche e divertimento a due passi dalle antiche città Maya. Difficile coniugare svago, natura e cultura, ma il Messico ci riesce benissimo. E la vacanza è a prezzi contenuti

di Laura Ferrari K.

Merida, Yucatán. No Messico”, precisa con un sorriso sornione il venditore di huipil eguayaberas, quando apprezzo i ricami floreali della blusa e osservo che gli abiti tradizionali vengono quotidianamente indossati anche nella capitale dello Yucatan. Orgoglio yucateco che vuole smarcare lo Stato da certe cronache della Federaciòn (e non sa che Città del Messico è prima in graduatoria tra le città da vedere nel 2016, secondo il New York Times).
In effetti lo Yucatan, che insieme agli Stati limitrofi, Quintana Roo e Campeche, condivide il territorio dell’omonima penisola, fu uno degli ultimi Governi ad entrare a far parte della Federazione messicana, dopo un effimero tentativo indipendentista. Il desiderio di distinguersi e di mostrare un altro Messico oggi è mosso dalla consapevolezza di chi sa di offrire una destinazione a tutto tondo: le imponenti vestigia Maya, la bellezza incontrastata e gli svaghi delle spiagge caraibiche, l’accessibilità e i servizi di città evolute e sicure. Senza dimenticare quell’aura fantastica che aleggia sopra tutto e che fa dell’America Latina il primo produttore mondiale direalismi magici.

MERIDA, LA CITTA’ BIANCA

Flamboyan e ramòn danno un’ombra leggera attenuando la morsa del caldo tropicale, mentre la connessione wi-fi di “Digital Merida” (free come in tutti i parchi e i giardini della città) si collega senza intoppi. L’appetito digitale cede a quello corporeo nel momento in cui il cameriere ci porta succulente tortas de cochinita pibil (un panino di carne di maiale cucinata secondo la tipica ricetta yucateca). Poco oltre i giardini di plaza Santa Ana, dove una taquerìa ci ha appena regalato l’ennesima estasi gastronomica del viaggio, comincia il Paseo de Montejo. Viene da chiedersi perché la toponomastica delle città latinoamericane abbia un senso storico così indulgente da celebrare ancora oggi i nomi dei grandi conquistadores spagnoli (oltre al pantheon di santi cristiani). Non fa eccezione el Paseo, che imponente come un boulevard parigino deve il suo nome al fondatore della città, Francisco de Montejo, nonché persuasore di Maya a suon di archibugi, balestre e spade, come era in uso nell’Anno del Signore MDXLII.  Gli edifici che si affacciano sull’ampio viale sono i testimoni di una ricchezza che decolla negli ultimi decenni dell’800 e si spegne mezzo secolo più tardi. Sono gli opulenti palazzi in stile francese (con qualche originale licenza locale) degli uomini che hanno fatto fortuna con il commercio dell’henequèn, un’agave (nota anche come sisal, dal nome del porto da cui salpava) da cui si ricava la fibra che tra gli altri impieghi riforniva di cordami i porti dei sette mari. L’henequèn fece dello Yucatan uno dei più ricchi stati del Messico e si racconta che in quegli anni Merida divenne la città con la più alta concentrazione di milionari pro capite al mondo.

Sorgente: Yucatan, tra storia e movida | The Travel News

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