Carne di cavallo non dichiarata nelle etichette

Perché tanto clamore intorno al fatto che vengono venduti alimenti che contengono carne di cavallo invece di quella bovina? Beh, oltre all’evidente truffa che subiamo, sussistono altre problematiche altrettanto rilevanti. I cavalli destinati alla macellazione sono sottoposti a controlli specifici e, normalmente, vengono alimentati proprio tenendo conto della destinazione d’uso. La carne equina, che viene miscelata con la carne trita bovina e che non viene specificatamente dichiarata, lascia seri dubbi sulla provenienza della stessa. Per essere più chiari: se partiamo dal presupposto che la carne di cavallo è più magra e ha valori nutrizionali più elevati, perché mai non scrivere sull’etichetta che è stata miscelata con il resto? Perché, evidentemente, quella che viene mischiata con la trita normale proviene da animali utilizzati per altri scopi, che non siano la macellazione vera e propria.
Dunque qui sta il problema. I cavalli da corsa vengono allevati seguendo diete specifiche, che non si accordano così bene con la nostra dieta “umana”, vengono “pompati” con steroidi e anabolizzanti e vengono riempiti di antibiotici e antinfiammatori, nonché di altre sostanze chimiche decisamente nocive per l’organismo umano. Se poi consideriamo il fatto che gli animali macellati potrebbero arrivare dal mercato non ufficiale, che segue parallelamente le corse clandestine, allora il pericolo diventa anche maggiore. In fin dei conti, tutti quei benedetti cavalli che vengono utilizzati per gare e scommesse illegali, che fine fanno? Presumibilmente nei nostri hamburger, nei ripieni dei ravioli e tortellini e nei ragù delle lasagne. Insomma, avremo pure il diritto di sapere cosa stiamo mangiando, no? In quanto consumatori, possiamo sperare che il Ministero della Sanità faccia qualcosa a riguardo e che si attivi in modo tale da avere un maggiore controllo sulle fasi in cui vengono processati determinati alimenti compositi? La speranza è sempre l’ultima a morire… fino a prova contraria.

Di seguito vi riporto le tabelle tratte da Altroconsumo, nelle quali vengono presentati i marchi incriminati e anche quelli in cui, dopo attenti esami, non è stata rilevata alcuna irregolarità.